CLIMA (e PANDEMIA)

(Frank Raes intervistato da Luca Paroli per il Mombellese. L'intervista è stata fatta a Febbraio del 2020, appena prima dell' emergenza COVID 19. E' stata pubblicata a Luglio 2020 con una domanda in più. )


Domanda: Frank, poco più di tre anni fa, con la tua conferenza-spettacolo sull’Antropocene (promossa dal centro giovanile Sirà e patrocinata da Mombello Viva) ci hai aiutato a capire e approfondire come l’uomo, con il suo stile di vita, influenza il “tempo del nostro tempo”. Prima e dopo di allora si sono susseguite conferenze internazionali sul clima, abbiamo imparato a conoscere la giovanissima attivista svedese Greta Thunberg, alcune zone del mondo sono state sconvolte da calamità la cui intensità ci impressiona e, in alcuni, provoca uno scatto di orgoglio: “Basta, non si può continuare così!” Di cambiamenti climatici, dunque, sentiamo parlare tanto: è un tema che appassiona, divide, talvolta mobilita energie giovani e adulte. Ecco, per incominciare, vorremmo sentire dalla tua ”voce qualificata” (potremmo dire che questi argomenti sono stati “l’amore” della tua vita professionale e, ora, del tuo impegno divulgativo) un aggiornamento sulla situazione attuale, così da riuscire a inquadrare bene lo stato delle cose. 

Credo che la cosa più importante degli ultimi tre anni (in realtà, dell'ultimo anno!) sia l'aumento della consapevolezza del problema. Il cambiamento climatico è ora discusso in contesti molti diversi tra di loro: sopra tutto tra i giovani, nelle scuole, ma anche nelle aziende, negli ONG, nelle amministrazioni locali e nazionali, perfino durante il Palio di Mombello! Anche la maggior parte dei media presta maggiore attenzione ai cambiamenti climatici. È giusto affermare che tutto ciò è dovuto al "fenomeno Greta Thunberg". Greta Thunberg è stata come quel singolo granello di sabbia che aggiungi a una bella montagna di sabbia e che, inaspettatamente, crea una valanga. È importante notare che Greta Thunberg ha iniziato i suoi scioperi dopo aver letto un rapporto scientifico nel 2018. Questo rapporto, approvato dalla comunità scientifica internazionale, mostra che se non riduciamo le nostre emissioni di gas serra, potremmo aumentare la temperatura globale oltre 1,5° C tra 12 anni (oramai già ridotti a 10 anni ...). Oltre 1,5 °C aumenta notevolmente il rischio di passare dei "punti di non ritorno" nel sistema climatico e di dover affrontare impatti che saranno molto difficili da gestire. Un esempio di un tale punto di non ritorno è il rapido scioglimento del ghiaccio nella Groenlandia che porterebbe a diversi metri di innalzamento del livello del mare in tutto il mondo. Ricordiamo che abbiamo già riscaldato il pianeta di 1,1 °C. Gli incendi boschivi in Australia potrebbero essere un esempio di un punto di non ritorno che abbiamo già attraversato: quando è troppo asciutto e troppo caldo per troppo tempo, un piccolo incendio potrebbe svilupparsi rapidamente in uno che non è più controllabile.

Domanda: Avendo lavorato per molti anni al JRC (ex Euratom) di Ispra, hai acquisito una certa famigliarità, anche dal punto di vista scientifico, con il nostro territorio. Com’è cambiato negli ultimi tempi il clima nelle nostre zone? A memoria ci viene da dire: inverni meno rigidi e nevosi, settimane/mesi di asciutto alternati a settimane di pioggia eccezionalmente intensa (a novembre abbiamo avuto precipitazioni 20 giorni su 30), giornate straordinariamente ventose …

È un po’ rischioso basare la nostra conoscenza del cambiamento climatico sui nostri ricordi personali, perché essi non catturano bene il fatto che il clima è qualcosa che appartiene a vaste aree geografiche e periodi molto lunghi, almeno trenta anni.  Ma comunque: hai già menzionato alcuni cambiamenti con cui saremmo tutti d'accordo. Sono arrivato a Mombello nel 1987, due anni dopo "la grande nevicata" del 1985. Pensavo che fossimo arrivati in un posto, ai piedi delle Alpi, con inverni rigidi e molta neve. Ma non abbiamo più visti inverni simili. Un altro cambiamento che mi colpisce è la scomparsa della nebbia autunnale. Questi cambiamenti locali, insiemi a quelli cha hai menzionato tu, sono tutti compatibili con il cambiamento climatico al livello globale.

Domanda: Con una certa dose di stupore registriamo come, persino all’interno nella comunità scientifica, alcune “menti brillanti” esprimano scetticismo e contrarietà in merito all’effettiva esistenza dei cambiamenti in atto, soprattutto che essi siano causati dall’azione dell’uomo. Come te lo spieghi? Dove sbagliano questi studiosi secondo te?

Quei "menti brillanti", come li chiami tu, sbagliano perché non possono o non vogliono accettare i risultati di 40-50 anni di osservazioni e ricerche scientifiche. Si sbagliano anche nel descrivere i discorsi sui cambiamenti climatici come qualcosa per i "pessimisti" o per i "profeti del destino" e che i cambiamenti necessari nella nostra vita e nella nostra società significano “rinunci che faranno solo male” o un "tornare indietro". In realtà, l'opposto è vero e sono i negazionisti che non vogliono innovarsi e andare avanti.

Ci sono alcune ragioni per cui ci sono scienziati che negano il problema: connessioni con le industrie dei combustibili fossili, ricerca della fama essendo contrari a tutti costi, gelosia. (Anche gli scienziati hanno a che fare cogli sentimenti umani …). Ma prendiamo il caso del premio Nobel Carlo Rubbia. Ne voglio parlare perché durante il consiglio comunale in cui è stata dichiarata l’emergenza climatica, un consigliere che era contrario ha menzionato le affermazioni di Rubbia del 2014. Eh bene, Carlo Rubbia è veramente una mente brillante, ma ciò nonostante, nel 2014 si è avventurato fuori del suo campo di competenza e ha fatto degli errori. Può capitare anche a un premio Nobel. Per esempio, ha affermato che l’aumento della temperatura globale nel 2020 sarebbe stato di solo 0,35 °C. Oramai siamo a un aumento di 1,1 °C, come era previsto dai climatologi. Ma il problema non è Rubbia, il problema è che una piccola parte della stampa nazionale continua a riciclare le affermazioni sbagliate di Rubbia come fossero vere. Una piccola parte dei giornali continua a dare voce ai pochi negazionisti e a notizie oramai confutate da tempo. Sono loro che sparano delle bufale, sono bufale palesi, sono bufale totalmente irresponsabili.

Domanda: Paradossalmente parlare di “cambiamenti climatici” risulta divisivo. Non è forse più conveniente fare un passo avanti (o indietro, a seconda di come la si vede) e ragionare di “sviluppo sostenibile”? Così facendo, lasciando sullo sfondo l’aspetto climatico, si sposta la discussione su di un piano etico: la possibilità di vivere bene per chi verrà dopo di noi, carne della nostra carne. Secondo te potrebbe essere una strada percorribile per ritrovare un’unità di intenti, che porti a concretizzare delle soluzioni? 

Questa è una buona domanda. Scienziati, ONG, “policy makers” … studiano gli intrecci tra cambiamento climatico e sviluppo sostenibile da molto tempo. Lo sviluppo sostenibile include obiettivi come: porre fine alla povertà e alla fame, acqua pulita e energia pulita per tutti, salute e benessere, pace, ecc. Ora è chiaro che molti di questi problemi non saranno risolti se non risolviamo anche la crisi climatica. Ma, dal lato positivo, è anche chiaro che molte delle soluzioni proposte per la crisi climatica aiuteranno a raggiungere gli obiettivi di sostenibilità.
Non credo che il problema sia se è meglio parlare di sviluppo sostenibile o parlare di risolvere la crisi climatica. Il problema è fondamentalmente un problema etico, come dici tu. Noi, con il nostro stile di vita, i nostri sprechi, il nostro inquinamento, stiamo creando molti dei problemi nei paesi poveri o perfino per i nostri stessi figli. Chi siamo noi che possiamo farlo? Che diritto abbiamo? Queste sono domande difficili che piuttosto non vogliamo sentire perché la risposta è che non abbiamo alcun diritto e che, quindi, dovremmo cambiare. Questo vale per ognuno di noi, ma vale soprattutto per coloro che sono più in alto nel sistema economico e politico e che hanno molte più responsabilità di noi.

Domanda: A fine 2019 il Comune di Laveno Mombello ha fatto propria una dichiarazione di emergenza climatica, predisposta da alcune sigle ecologiste, che lo impegna tra l’altro a tenere costantemente informati i cittadini sullo sviluppo dei mutamenti climatico-ambientali. Abbiamo saputo che anche tu stai ragionando su nuove modalità per facilitare la comprensione di questi temi che non possono essere esauriti in un servizio al telegiornale di pochi minuti. Ci puoi dare qualche anticipazione? 

Il Comune s’impegna soprattutto a prendere decisioni ed ad agire in modo da ridurre le emissioni di gas serra nel territorio comunale. Si impegna di farlo nell’ambito delle sue competenze e collaborando con associazione, imprese e cittadini. I promotori di questa dichiarazione (i giovani!) e gli amministratori stessi del nostro comune sono da lodare per aver fatto questo passo in avanti.

A livello personale, sto riducendo le mie emissioni di gas serra, usando meno la macchina, molto meno l’aereo, più trasporti pubblici, camminando di più, mantenendo il riscaldamento basso, ecc ... Cerco anche di contribuire con quello che so fare bene, credo. Vado molto in giro per parlare della crisi climatica, dei suoi pericoli e le sue opportunità. Nota che lo faccio per una vasta gamma di pubblico compresi i partiti politici. Sono stato invitato dal PD e dai Verdi, e sono sempre disponibile per parlare agli altri.

Infine, ho creato il Museo delle Tecnologie dell’Antropocene. È una piccola (ma crescente) collezione privata con oggetti dei nostri tempi. Il Museo è infatti un pretesto per parlare con i visitatori dei cambiamenti climatici, della sostenibilità, della transizione in corso, ecc., in modo meno tecnico ma più artistico, se vuoi, a partire dagli oggetti in mostra. Sarei felice di incontrarvi lì e farvi da guida. 

Domanda: Abbiamo fatto questa intervista prima della pandemia del coronavirus. Adesso, tre mesi dopo, il mondo sembra cambiato. C’è un nesso tra pandemia e cambiamento climatico?

Il nesso fondamentale è il modo di comportarci su questo nostro Pianeta: viviamo se come avessimo niente a che fare con la Natura. Siamo invece fondamentalmente intrecciati con essa. Le nostre distruzioni nel sistema naturale si rivolgono alla fine anche contro di noi perché facciamo parte del sistema. Mentre il cambiamento climatico ce lo fa vedere lentamente, il virus l’ha fatto vedere in qualche settimana. La differenza tre le due emergenze è proprio la tempistica: il virus è venuto velocemente e se n’andrà anche in 6 mesi o in un anno ma ci darà comunque l’opportunità di riprenderci. Il cambiamento climatico, una volta che sarà in pieno vigore con siccità, foreste che bruciano, alluvioni, innalzamento dei mari, … rimarrà con noi per generazioni. Non avremo l’opportunità di riprenderci … Quindi, speriamo che i miliardi di Euro che sono disponibili per uscire dalla pandemia possano essere usati in un modo che aiutino anche a evitare il peggio dei cambiamenti climatici.